venerdì 10 maggio 2013

Considerazioni su “Il paesaggio sonoro”


Le persone di questo tempo, e soprattutto chi vive nelle grandi città, sperimentano una condizione acustica ambientale molto diversa da quella che si presentava oltre un secolo fa. Possiamo indicare come demarcatore temporale approssimativo la nascita della “rivoluzione industriale”. 
 
Dall’avvento delle macchine, nelle fabbriche e nelle strade (automobili), degli elettrodomestici nelle nostre case, il nostro ambiente acustico è cambiato notevolmente.
L’orecchio umano è un organo sempre attivo. Contrariamente alla vista quindi, gli eventi percettibili (in questo caso i suoni o i rumori) entrano in noi nostro malgrado. 

Lo studioso Murray Schafer  ha definito “paesaggio sonoro” un qualsiasi campo di studio acustico; ed esso è costituito da eventi uditi, e non visti.
Un paesaggio sonoro della natura, o rurale, è stato definito sempre da Schafer come “hi-fi” (high fidelity).  In questo tipo di “campo di studio”, i rumori ambientali sono così bassi che è possibile percepire con chiarezza i singoli suoni con discrezione.  C’è un primo piano e c’è uno sfondo (“figura/sfondo”); c’è quindi una “prospettiva sonora”.
Di contro,  un ambiente urbano è “lo-fi” (low-fidelity), nel quale c’è interferenza fra ogni suono, non c’è più una prospettiva, ma solo una presenza (e spesso molesta). I singoli suoni vengono “mascherati” da altri o da rumori.  Ricordiamo come i “rumori” siano emissioni sonore aventi forma d’onda non periodiche.
Inoltre, anche a condizioni non estreme (intendendo con questo la tolleranza umana dei decibel), l’avvento degli elettrodomestici nelle nostre case ha portato come conseguenza un rumore fisso di fondo, intorno ai 50 Hz. Suoni costanti assimilabili a “linee rette” e non più impulsivi, come invece esistono in natura.

Uno stato costante di paesaggio lo-fi, porta al cosiddetto “inquinamento acustico”. Da ciò ne deriva quindi lo studio di una “ecologia acustica”, ed anche di un “design acustico”.

Un altro fenomeno caratteristico della “rivoluzione elettrica” è la “schizofonia”. Con questo termine Schafer indica la dissociazione dei suoni dai loro contesti originali. Ad esempio l’orchestra non è più solo udibile a teatro, ma anche (e oggi soprattutto) sui supporti digitali, tramite mezzi di riproduzione, oppure come sottofondo costante di ambienti commerciali e di lavoro (supermercati, negozi, uffici). 

Al fenomeno di “inquinamento acustico” ha contribuito anche una forma di “abuso” della radio: la "Muzak" (nb. Schafer scrive "Moozak"). Idea commerciale di un'azienda americana (la Muzak Holding Corporation) creata negli anni 30 per la diffusione di sottofondi sonori di facile ascolto, ma di bassa qualità artistica. Il termine "muzak" è diventato nel tempo un dispregiativo, e sinonomo di "elevator music".

Brian Eno contrappose a questo fenomeno la sua “ambient music”, allo scopo di rivalutare la musica d’autore. 
Un altro effetto della sovrabbondanza sonora lo-fi è stata la risoluzione dell’Unesco nel 1969. In questo documento si denunciava il diritto al silenzio nei luoghi pubblici, e si esortavano le comunità scientifiche allo studio della materia, per considerare i rischi derivanti dai rumori.

Luca Ruggero Jacovella 2013

Nessun commento:

Posta un commento